Il design del computer: i progetti di PC più innovativi degli ultimi 50 anni
L’antenato di tutti i computer: una ricostruzione moderna del Difference Engine di Charles Babbage (progettato nel 1849, ma mai realizzato all’epoca) attualmente al Science Museum di Londra; foto Luigi Rosa (CC BY-SA 2.0).
Il design del computer: i progetti di PC più innovativi degli ultimi 50 anni
Mi sono spesso chiesto come mai un oggetto onnipresente come il personal computer venga ancora sostanzialmente ignorato in libri, musei e corsi universitari dedicati alla storia del design, a parte rare eccezioni. Mentre questi abbondano di arredi, apparecchi di illuminazione, automobili e stoviglie, l’elettronica di consumo è molto meno presente e i computer sono praticamente ignorati, ad eccezione di qualche progetto di Apple.
Posso provare a dare qualche spiegazione personale per questo strano fatto, ad esempio che nessun maestro della modernità, come Mies van der Rohe o Marcel Breue ebbe mai l’occasione di progettare un computer, oppure che l’elettronica di consumo è tradizionalmente vista come un campo troppo tecnico eperciò dominato da ingegneri ed informatici; sia come sia, il risultato è che la ricerca estetica, ergonomica ed espressiva nel settore dei computer è stata nel suo complesso piuttosto fiacca e, il più delle volte, i computer prendono la forma di nere e noiose scatole di lamiera metallica.
Bambini lavorano al computer nel 1984, foto Indiana University Kokomo Archives / Flickr.
Non mi riferisco semplicemente ad una mancanza di “stile”; il design industriale è un campo complesso e multidisciplinare che influenza la capacità di un prodotto di essere davvero innovativo sotto molti aspetti. Disegno dell’interfaccia utente, sostenibilità ecologica, introduzione di nuovi materiali e processi produttivi, relazione fisica ed immateriale tra utente e macchina, facilità d’uso, portabilità, sicurezza, riduzione dei costi, semplicità e affidabilità sono tutti aspetti che contribuiscono in modo sostanziale ad un buon design.
Ovviamente ci sono anche ragioni tecniche per l’approccio storicamente poco creativo al design del computer. Una è che l’hardware di un computer è solitamente composto da un insieme di elementi piatti e rettangolari la cui disposizione si basa su una rigida griglia spaziale, il che non lascia molto spazio all’aspetto formale, obbiettivamente. Ciò nonostante, specialmente grazie al progredire della miniaturizzazione, rimane ancora abbastanza spazio per sperimentazioni interessanti.
Evoluzione della specie? Da sinistra a destra: Televisore Brionvega 201, 1969 (design: Richard Sapper, Marco Zanuso); una workstation NeXT Cube, 1986 (design: Harmut Esslinger); Power Mac G4 Cube, 2000 (design: Jonathan Ive / Apple Design Team)
“…IO sono tuo padre!” A sinistra: TV portatile Brionvega Algol, 1965 (design: Richard Sapper, Marco Zanuso); a destra: iMac G3, 1998 (design: Jonathan Ive)
Sino a poco tempo fa, le influenze più rilevanti sul design dei computer sono arrivate da due fonti principali: i film di fantascienza ( 2001 Odissea nello Spazio e Minority Report, ad esempio), e l’elettronica di consumo dell’era pre-PC, soprattutto attraverso il lavori di designer tedeschi ed italiani come Dieter Rams, Richard Sapper e Marco Zanuso, tra altri. Nel corso del tempo sono però emersi anche design che esprimono un approccio totalmente originale, che non fa riferimento ad archetipi precedenti, suggerendo che il design del computer possa ormai essere sufficientemente adulto da poter trovare una strada propria.

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