Olivetti Programma 101: la storia ed il design del primo Personal Computer

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Una Olivetti Programma 101, foto fornita dal Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”, Milano (CC BY-SA 4.0).

Olivetti Programma 101: l’affascinante storia del primo Personal Computer

Al giorno d’oggi, l’Italia non è purtroppo certo nota come paese produttore di elettronica di consumo; ma ci fu un tempo, durante gli anni Sessanta, in cui un’industria italiana era considerata la “risposta europea” ai fabbricanti americani di computer; quell’azienda era la Olivetti.

La compagnia era stata fondata ad Ivrea, nei primi del ‘900, come produttore di macchine da scrivere; ma, nei tardi anni Cinquanta, sotto la direzione prima di Adriano Olivetti e poi di suo figlio Roberto, era diventata uno dei primi fabbricanti europei a costruire e commercializzare in modo regolare calcolatori e computer, spesso caratterizzati da design e soluzioni ingegneristiche innovativi.

Il primo computer pensato per le persone
Fu agli inizi degli anni ’60 che Olivetti prese la decisione di sviluppare un “computer da tavolo”; ovvero un computer assai più piccolo di quelli in uso all’epoca e sufficientemente compatto da diventare “un oggetto personale, qualcosa che possa vivere insieme ad una persona, una persona che sieda davanti ad un tavolo o ad una scrivania” (come il designer Mario Bellini ricorda Roberto Olivetti gli disse durante una telefonata).

L’idea era assolutamente rivoluzionaria, dato che allora i computer era grandi mainframe chiusi in stanze climatizzate e manovrati da un élite di tecnici specializzati in camice bianco. Subito prima di rivelare la “macchina misteriosa”, una pubblicità americana della Programma 101 recitava “Benvenuti nel mondo di domani. State per fare un viaggio fuori da questo mondo ed in quello del futuro”, un’altra mostrava un uomo d’affari ed una bella ragazza in costume da bagno (la sua segretaria, forse) lavorare su una Perottina direttamente ai bordi di una piscina…

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Immagine da un video pubblicitario degli anni Sessanta della P101 realizzato per il mercato americano

Lo sviluppo del progetto
La Programma 101 prese il soprannome con cui è anche conosciuta, Perottina, da  quello del suo inventore, l’ingegnere elettrotecnico Pier Giorgio Perotto, allora trentaduenne, a cui la Olivetti affidò la direzione del progetto, nel 1962. Il computer venne effettivamente sviluppato da un team di cinque tecnici che comprendeva, oltre Perotto, Giovanni De Sandre, Giuliano Gaiti, Gastone Garziera e Giancarlo Toppi.

La storia degli inizi della Programma è per certi versi romanzesca. La Olivetti aveva appena ceduto la sua divisione elettronica alla General Electric, che non era assolutamente interessata a dei “computer italiani”. Ma il gruppo di sviluppo non voleva che il progetto, ancora allo stadio embrionale, finisse in niente: si inventarono quindi un trucco. Durante la notte, cambiarono la classificazione della macchina da “computer” a “macchina calcolatrice”, e la divisione calcolatori non era parte dell’accordo con GE. Così, poterono proseguire per qualche mese cruciale nello sviluppo della loro “macchina del futuro”, in una sorta di terra di nessuno sospesa tra la Olivetti e la General Electric.

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Il team di sviluppo della Programma 101 (eccetto Giuliano Gaiti); da sinistra a destra e dal basso in alto: Pier Giorgio Perotto, Giovanni De Sandre, Gastone Garziera eGiancarlo Toppi; foto fornita da Laboratorio-museo Tecnologicamente, Ivrea / Wikimedia.

Quando oggi guardiamo alle specifiche tecniche ed alle capacità della macchina, è difficile pensare che fosse davvero un computer. Per via della sua RAM limitata a 1.920 bit, la Programma 101 era soprattutto una macchina pensata per fare calcoli aritmetici – somme, sottrazioni, divisioni, moltiplicazioni e radici quadrate -, però, come i computer moderni, poteva anche fare operazioni logiche, salti condizionati e non, e stampare il contenuto di un registro per mezzo di un linguaggio di programmazione alfanumerico sviluppato appositamente. Questo era, nei primi anni ’60, ciò che distingueva i computer dai calcolatori, in effetti. In generale, secondo i criteri attuali, la Programma 101 si potrebbe considerare una sorta di “anello di congiunzione” tra macchine calcolatrici da tavolo e personal computer.

La 101 non aveva un monitor o qualcosa che gli assomigliasse, essa utilizzava invece una piccola stampante su rotolo di carta come dispositivo di visualizzazione.
Un’innovazione rivoluzionaria fatta dalla Olivetti era stata quella di rimpiazzare le unità di memorizzazione a nastro magnetico, grandi come frigoriferi, tipiche dei mainframe dell’epoca con un lettore/registratore di schede magnetiche programmabili. I programmi erano codificati su queste strisce di plastica, larghe circa 8 centimetri e lunghe 30, che potevano contenere solo 240 istruzioni ed erano molto lente ma anche piccole, semplici da usare, amichevoli e decisamente pratiche. Le bande magnetiche stavano su un lato, lasciando l’altro a disposizione per scriverci annotazioni ed il nome dei programmi che contenevano.

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Olivetti Programma 101 magnetic card

Un’immagine che mostra come venissero utilizzate le schede di memorizzazione ed una fotografia di una delle striscie magnetiche originali; foto sopra fornita da Computer Museum / University of Amsterdam; foto sotto di Bech (CC BY-SA 4.0) / Inexhibit.

La macchina non aveva un microprocessore o circuiti stampati; come molti computer del tempo, la sua elettronica era basata su transistor, diodi, condensatori et similia, raggruppati in “micro-unità” funzionali più grandi (una tecnologia brevettata sviluppata dalla Olivetti apposta per la Programma 101).

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L’interno della P101 “Perottina” aperta; la sezione frontale di destra contiene l’alimentazione ed il motore elettrico; la parte frontale dal centro all’estremità sinistra accoglie la tastiera, la stampante ed il lettore/registratore per le schede magnetiche; l’intera sezione posteriore, raffreddata da un aventola, è dedicata alla parte elettronica vera e propria; foto: ICTP Scientific FabLab.

Il design della Programma 101
Il progetto della “carrozzeria” della Programma venne realizzato da Mario Bellini, all’epoca un giovane architetto che venne preferito ad altri designer che avevano già lavorato per la Olivetti, come Ettore Sottsass, Marco Zanuso e Marcello Nizzoli. Zanuso era in realtà stato contattato per primo, ma la sua proposta era un grosso involucro autoportante, più simile a quello di un mainframe, che avrebbe vanificato tutti gli sforzi fatti per ottenere una macchina la più piccola e leggera possibile.

Il team di Perotto aveva prodotto un case preliminare in legno, giusto per dare un qualche tipo di contenitore alla 101, ma aveva bisogno di un architetto di mente aperta che capisse che la macchina sarebbe potuta diventare qualcosa che nessuno aveva mai visto prima. Il giovane Bellini sembrava la persona giusta per rompere con la tradizione.

Per la 101, Bellini concepì un corpo, realizzato principalmente in alluminio pressofuso, le cui forme arrotondate lo distinguevano da latri prodotti elettronici della Olivetti, come il mainframe ELEA 9003 disegnato da Sottsass solo pochi anni prima.
La decisione di realizzare la “carrozzeria” della Programma 101 in un materiale poco convenzionale per un computer come la lega d’alluminio (la maggior parte dei contenitori dei computer dell’epoca erano fatti in lamiera) si giustificava con la necessità di evitare interferenze elettromagnetiche in un ambiente domestico o da ufficio. L’involucro era spesso circa 3mm e relativamente leggero (l’intera macchina pesava circa 30 chili).
Bellini lo avrebbe probabilmente progettato in plastica, se i materiali sintetici fossero stati sufficientemente sviluppati all’epoca, ma non era così. Ad esempio, nel 1964, Ettore Sottsass aveva disegnato un involucro rigato per la macchina da scrivere Olivetti Praxis 48 anche allo scopo di mascherare le imperfezioni e l’aspetto spiacevolmente lucido prodotti dallo stampo sul suo guscio in plastica.

Olivetti Praxis 48 typewriter side

Nel 1964, Sottsass incluse nel disegno dell’involucro della macchina da scrivere Olivetti Praxis 48 un pattern a linee incise pensato per mascherare le imperfesioni del suo allora innovativo guscio in materiale plastico; immagine Charles Kremenak (CC BY 2.0).

Olivetti ELEA 9003

Le forme angolari e spigolose del mainframe Olivetti ELEA 9003 erano tipiche dei computer prodotti nei tardi anni Cinquanta e nei primi anni Sessanta; foto Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci” (CC BY-SA 4.0).

Il design della Perottina richiama in qualche modo quello (ancora di Sottsass) per il calcolatore elettromeccanico Olivetti Logos 27, che venne presentato in anteprima, insieme alla Programma 101, nell’ottobre 1965 a New York alla grande mostra di macchine da ufficio Bema. Come la 101, anche la Logos 27 aveva l’involucro in alluminio; in generale, entrambe assomigliano un po’ a grandi macchine da scrivere. Ciò nonostante, il case della Programma è molto più futuristico, luminoso, ed “amichevole” di quello, piuttosto austero, della Logos.

Olivetti Logos 27

Il calcolatore elettromeccanico Olivetti Logos 27 (1965) disegnato da Ettore Sottsass; foto: Piergiovanna (CC BY-SA 4.0) / Inexhibit.

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Il computer da scrivania Olivetti Programma 101 (1965) disegnato da Mario Bellini; foto gentilmente fornita da Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia, Milano (CC BY-SA 4.0).

Io ci vedo alcuni elementi – come l’uso di linee sottili per far sembrare l’oggetto più piccolo di quanto in realtà fosse, il contrasto giocoso tra il colore quasi bianco del guscio e quello vivacemente colorato dell’area del logo, ed il disegno minimalistico di slot e maniglie – che mi ricordano quelli dello stile “Snow White” sviluppato dal designer tedesco Hartmut Esslinger vent’anni più tardi per Apple.

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Foto: Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia, Milano (CC BY-SA 4.0).

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Foto Paolo Monti / BEIC Digital Library (CC BY-SA 4.0).

Olivetti Programma 101 desktop computer close-up

Foto by ☰☵ Michele M. F. / Flickr (CC BY-SA 2.0).

Il successo commerciale e l’eredità della P101
Nonostante Olivetti fosse inizialmente piuttosto scettica sulle possibilità commerciali del Programma 101, il computer fu un successo. Con un prezzo di vendita di 3.200 dollari (circa 20.000 dollari di oggi) era decisamente a buon mercato se confrontata con altri computer dell’epoca, che erano in gran parte costosi mainframe riservati a grandi aziende, agenzie governative ed università. In più, la Perottina era piccola si poteva facilmente spostare da una stanza all’altra, collegare alla presa elettrica e cominciare a lavorarci nel giro di pochi minuti.
In uno dei suoi libri sulla storia della P101, Perotto racconta come alcuni visitatori del Bema Show, dove la macchina venne presentata per la prima volta, pensassero che ci fosse dietro un trucco e che in realtà si trattasse di una sorta di console collegata ad un mainframe nascosto da qualche parte.

Olivetti vendette circa 44.000 esemplari della Programma 101, soprattutto negli Stati Uniti, comprese 10 macchine che la NASA utilizzò per il programma Apollo 11.

“Per l’Apollo 11 avevamo un computer da tavolo (…) che si chiamava Olivetti Programma 101. Era una specie di supercalcolatore. Poteva fare somme, sottrazioni, moltiplicazioni e sottrazioni, ma poteva anche ricordare una sequenza di queste cose e poteva registrarla su una tessera magnetica (…). Quindi tu eri in grado di scrivere una sequenza, una sequenza di programma, e fargliela eseguire” David W. Whittle, Johnson Space Center, NASA

Quello che fa della Perottina un passo in avanti fondamentale del concetto e nella progettazione dei computer è il suo essere stata il primo computer della storia ad essere basato sul rapporto con le persone. Sia la direzione aziendale che i progettisti condividevano lo stesso obbiettivo: creare per la prima volta un computer rivolto alle persone comuni, non solo a tecnici e scienziati. E per ottenere questo si sono dovuti concentrare sulla relazione tra esseri umani e macchine, oltre che sulle pure prestazioni di calcolo del computer.

“Purtoppo in quegli anni poche aziende e pochi progettisti si preoccupavano dei problemi degli utenti e della facilità e praticità d’uso delle macchine. D’altra parte le tecnologie degli anni ’60 erano ancora molto limitate e la preoccupazione principale dei progettisti era tutta concentrata sui problemi di puro e semplice funzionamento. Era l’uomo che doveva adattarsi alla macchina e non viceversa. All’elettronica dei calcolatori si chiedevano prestazioni di tipo quantitativo, tanta potenza di elaborazione, tanta capacità di memoria, elevata velocità di stampa dei dati, e nulla poteva essere sprecato per migliorare il rapporto con l’uomo, che peraltro era sempre un tecnico specializzato. Anche le tecnologie dimostravano una tendenza evolutiva verso una crescita delle potenzialità, ma non fornivano molti appigli a chi avesse voluto rendere il calcolatore più amichevole e facile da usare.” da  Pier Giorgio Perotto, Programma 101. L’invenzione del personal computer: una storia appassionante mai raccontata, p. 20

E’ per questo che la Programma fu concepita tecnicamente ed esteticamente come un oggetto amichevole che chiunque potesse usare, anche a casa propria. In questo senso, non c’è dubbio che la Olivetti Programma 101 sia davvero il primo Personal Computer della storia.
Se poi lo scopo essenziale del disegno industriale è di progettare le relazioni tra gli oggetti d’uso ed i loro utilizzatori, la Perottina può essere considerato il primo computer ad essere stato davvero un prodotto di design industriale.

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Foto by Emanuele / Flickr (CC BY-NC-ND 2.0).

Risorse
Per immagini ed informazioni tecniche sulla Programma 101:
The incredible story of the first PC, from 1965 (http://royal.pingdom.com/2012/08/28/the-first-pc-from-1965/ , in Inglese)
Olivetti Programma 1010 (http://www.silab.it/frox/p101/_index.html , in Inglese)
PROGRAMMA 101 – Memory of the Future by Alessandro Bernard and Paolo Ceretto (http://www.101project.eu/the-documentary/ , video)
“Alle origini del personal computer: l’Olivetti Programma 101” ( http://www.storiaolivetti.it/percorso.asp?idPercorso=630 , in Italiano)
La Programma 101, il primo personal computer al mondo (http://www.piergiorgioperotto.it/programma101.aspx , in Italiano)


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