NeXTcube (1988-1995). Storia e design del monolito nero di Steve Jobs
Un NeXTcube con tastiera, mouse e monitor MegaPixel Display da 17 pollici; foto Simon Claessen via Flickr (CC BY-SA 2.0).
NeXTcube (1988-1995) Storia e design del monolito nero di Steve Jobs
Il NeXTcube è stato un computer ad alte prestazioni costruito tra il 1988 e il 1995 dalla NeXT, l’azienda fondata da Steve Jobs dopo aver lasciato Apple nel 1985.
Chiamato semplicemente NeXT Computer, la prima versione è stata anche il primo computer prodotto dalla NeXT. Con esso, Jobs intendeva dimostrare cosa il suo approccio visionario fosse capace di realizzare lontano dalle interferenze degli azionisti di Apple. Concepì quindi una workstation di alta gamma con una grande interfaccia grafica, un sistema operativo solido, un hardware potente e, non ultimo, un design iconico.
Rivolto a una clientela professionale, alle università e alle istituzioni, il computer era equipaggiato in origine con un processore Motorola 68030 a 25MHZ (poi sostituito da un 68040), fino a 64MB di Ram (128 nel NeXTcube Turbo) e con una originale unità di archiviazione magneto-ottica da 256MB. Il sistema operativo era il NeXTSTEP, una variante di Unix che servirà poi come base per il Mac OS X.
Disegnato da Frog Design, studio fondato nel 1969 dal designer tedesco Hartmut Esslinger, il celebre involucro nero in lega di magnesio della workstation era un cubo quasi perfetto di un piede di lato (poco più di trenta centimetri). Quasi, perchè in realtà il Cubo è circa un millimetro più basso del dovuto. Nel film del 2015 Jobs, l’attore che impersona Steve Jobs sostiene che ciò è intenzionale perchè: “All’occhio umano un cubo perfetto non appare come un cubo”. Se questa piccola discrepanza sia davvero volontaria o, più banalmente, una conseguenza di normali tolleranze di produzione non è però mai stato chiarito.
Dato che era (ed è ancora) difficile realizzare uno chassis pressofuso con angoli a 90 gradi (è molto più semplice ed economico avere angoli leggermente maggiori perché questo facilita l’estrazione dallo stampo), i lati dell’involucro dovevano essere realizzati separatamente e poi saldati insieme.
Il corpo era realizzato con una lega composta da una grande percentuale di magnesio alla qualei venivano aggiunti altri componenti per ridurre il rischio d’incendio (il magnesio è un metallo altamente infiammabile), e veniva costruito da NeXT in una fabbrica semi-automatizzata collocata nei pressi dell’ufficio design dell’azienda, per avere il massimo controllo sul processo produttivo.
L’involucro era verniciato di nero, sia esternamente che internamente, con una vernice atossica all’acqua, ottenendo così quell’aspetto da “monolito nero” di kubrickiana memoria che tanto contribuì alla fama del NeXTcube.
Foto http://www.allaboutapple.com/ su licenza CC BY-SA 2.5 IT
NeXTcube, fronte, retro e lato superiore; ogni lato misura esattamente 12×12 polici’.
Altro elemento importante fu il logo dell’azienda che campeggiava sul frontale del computer: disegnato dal noto designer grafico americano Paul Rand, rappresentava, ancora una volta, un cubo stilizzato, ruotato di 28 gradi, con il marchio NeXT scritto in colori – vermiglio, rosso ciliegia, verde e giallo – su sfondo nero. “Quello che serve è trovare un mezzo sensato, un’idea che rafforzi la riconoscibilità del nome dell’azienda. Un cubo nero può essere questo mezzo perché ha un impatto visivo ed facile da ricordare.” Paul Rand a proposito del logo NeXT.
Il logo disegnato da Paul Rand per NeXT; foto Gerben Wierda via Flickr (CC BY-SA 2.0) / Inexhibit.
In tutto furono prodotte tre versioni della workstation, il NeXT Computer (1988-1991), il NeXTcube (1990-1993) e il NeXTcube Turbo (1992-1995).
Nonostante non si possa parlare di un grande successo commerciale, principalmente per il prezzo elevato, il computer fu molto apprezzato da professionisti e ricercatori, come l’inventore del World Wide Web, Tim Berners-Lee che una definì il NeXTcube “il solo computer davvero usabile”. Come altri progetti sviluppati da NeXT, il “Cube” fu anche fonte d’ispirazione per vari prodotti realizzati da Apple dopo il ritorno di Jobs a Cupertino, come è evidente nel Power Mac G4 Cube.
Il NeXTcube su cui Tim Berners-Lee sviluppò il World Wide Web al CERN di Ginevra nel 1990 e che ospitò anche il primo web server della storia; sull’etichetta adesiva c’è scritto in Inglese: “Questa macchina è un server. Non spegnetelo!”. Foto © The Board of Trustees of the Science Museum, London| CERN Science Museum, London| CERN, CC BY-NC-SA 4.0.
Insieme al Cube, NeXT vendeva anche una stampante laser, ovviamente nera, basata sulla Canon LBP-SX, visibile sulla destra in questa foto scattata alla fiera Hannover Messe nel 1992; immagine Krajazz via Wikimedia Commons (CC BY-SA 3.0)..
La scheda madre del NeXT Computer, si notino il processore Motorola 68030 al centro dell’immagine e i sedici banchi di ram in basso a destra; foto Autopilot via Wikimedia Commons (CC BY-SA 4.0).
Il sistema operativo del NeXTcube era il NeXTSTEP, un OS orientato agli oggetti basato su Unix che evolverà poi nel Mac OS X; immagine Rama / Musée Bolo, EPFL (CC BY-SA 2.0 FR) / Inexhibit.
Un gruppo di NeXTcube al Vintage Computing Festival di Berlino nel 2019; si noti quanto piccolo appaia il MegaPixel Display monocromatico da 17 polici originale confrontato con gli standard odierni; foto Wolfgang Stief via Wikimedia Commons (CC0 1.0).
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