Biennale d’Arte di Venezia 2017 | Padiglione italiano: Il Mondo Magico
La Biennale di Venezia
Roberto Cuoghi ; Adelita Husni-Bey ; Giorgio Andreotta Calò
Mostra del Padiglione dell'Italia alla Biennale d'Arte 2017
Biennale d’Arte di Venezia 2017 | Padiglione italiano: Il Mondo Magico
Il mondo Magico, la mostra curata da Cecilia Alemani per padiglione dell’ Italia alla 57° biennale d’Arte di Venezia, è formata da tre spazi in successione che ospitano altrettante installazioni di Roberto Cuoghi, Adelita Husni-Bey e Giorgio Andreotta Calò. Tre autori il cui percorso artistico è contrassegnato dalla fiducia nell’immaginazione come possibilità di guardare oltre i fenomeni visibili, rintracciando modi diversi di fare esperienza nella realtà.
Il titolo dato alla mostra è preso a prestito dalla più nota delle opere letterarie dell’antropologo Ernesto de Martino, pubblicato nel 1948, che individuava nei rituali della magia le modalità con cui gli uomini tentano di trovare la propria identità all’interno di contesti storici e sociali incerti.
Imitazione di Cristo, la prima delle tre installazioni del padiglione, opera di Roberto Cuoghi, è un’ indagine sulla proprietà trasformativa della materia e sulla fluidità dell’identità, rivelata in questa opera da una ricerca sul tema della rappresentazione di Cristo nella storia dell’arte italiana. Lo spazio è stato dunque trasformato in un laboratorio, o meglio in una fabbrica di figure devozionali ispirate dal De Imitatione Christi, testo di origine medievale nel quale si descrive il percorso per il raggiungimento della perfezione ascetica.
Le figure del Cristo realizzate nel laboratorio sono poi deposte su tavoli all’interno di un lungo tunnel trasparente, in una sequenza che mostra i corpi nei diversi livelli di evoluzione e disgregamento della materia. Sulla lunga e scura parete di fondo, lacerati e distorti, sono infine ricomposti i frammenti.
Roberto Cuoghi, Imitazione di Cristo, una delle figure in lavorazione nel laboratorio; foto © Inexhibit, 2017
Roberto Cuoghi, Imitazione di Cristo, immagini del tunnel nel quale vengono deposte le figure di Cristo; foto © Inexhibit, 2017
Roberto Cuoghi, Imitazione di Cristo, le figure di Cristo sono ricomposte sulla lunga parete scura che chiude l’installazione; foto © Inexhibit, 2017
In The Reading (la seduta), installazione di Adelita Husni-Bey, un film restituisce l’esperienza di un laboratorio nel quale l’artista ha affrontato il tema della terra rispetto alle nozioni di sfruttamento, valore, vulnerabilità.
L’artista – che si occupa spesso di questioni complesse come quelle di razza, genere e classe, anche attraverso modalità ispirate da teorie pedagogiche innovative – ha usato nel laboratorio una serie di tarocchi, da lei stessa disegnati, come strumenti magici e pedagogici per instaurare un dialogo con il gruppo di giovani partecipanti al laboratorio. I tarocchi sono stati disegnati da Husni – Bei durante le proteste dei nativi americani del Nord Dakota contro il passaggio di un oleodotto sulle loro terre.
Adelita Husni-Bey, The Reading; foto © Inexhibit, 2017
Senza Titolo (la fine del mondo) di Giorgio Andreotta Calò, è un’ installazione ambientale che si relaziona con l’architettura del padiglione. L’opera è suddivisa fisicamente in due parti: la parte inferiore è un percorso che il visitatore deve compiere camminando fra le impalcature che suddividono la sala in cinque navate. Il percorso conduce ad una scalinata e quindi alla parte superiore dell’opera. Qui, la visione è potente e spiazzante: la copertura a capriate in legno del padiglione si specchia nel velo d’acqua ferma e scura che inonda la piattaforma sorretta dalle impalcature, creando un effetto straniante.
L’oscurità, cifra che lega tutte e tre le installazioni, e condizione necessaria alla loro fruizione – perché esalta la drammaticità dei corpi nel caso dell’installazione di Cuoghi ed è necessaria alla visione del film di Husni-Bey – diventa un attore determinante nel gioco illusionistico e nella realizzazione della visione onirica di Andreotta Calò.
Giorgio Andreotta Calò, Senza titolo (la fine del mondo); foto © Inexhibit, 2017
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