Pompei – sito archeologico e scavi

Viale delle Ginestre, Pompei
Campania, Italy
Email: pompei.info@beniculturali.it
Telefono: +39 0818575347
Sito web: http://www.pompeiisites.org/
chiuso: aperto tutti i giorni, tranne Natale, Capodanno e 1 Maggio
Tipologia: Archeologia
Scavi di Pompei

Il sito archeologico di Pompei, vicino Napoli, conserva i resti dell’antica città romana di Pompeii, distrutta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.

Storia di Pompei antica

Fondata nel XIII secolo avanti Cristo dal popolo degli Osci, nel I secolo d.C. Pompei era una bella cittadina portuale e un luogo di vacanza apprezzato dai Romani più benestanti; gli studi storici stimano in un numero variabile da 10.000 a 20.000 gli abitanti della città dell’epoca.

Nel 79 dopo Cristo, probabilmente il 24 Agosto (non tutti gli studiosi concordano sul giorno esatto), un’eruzione improvvisa del Vesuvio lanciò nel cielo un’enorme colonna, alta 26 chilometri, di gas vulcanici, ceneri e roccia fusa.
Dopo poco, flussi piroclastici incandescenti, nubi di gas tossici e una pioggia fitta di ceneri e pomice colpì Pompei, uccidendo migliaia di persone e seppellendo la città sotto una densa coltre di materiale vulcanico spessa da 5 a 10 metri, lasciando però molti edifici quasi intatti.

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VistA aerea del Vesuvio (guardando verso nord, foto di Ross Elliott (CC BY 2.0))

Una lettera di Plinio il Giovane ci descrive vividamente quello che accadde durante l’eruzione: “Il 24 agosto, verso l’una del pomeriggio, mia madre informa (mio zio) che spuntava una nube fuori dell’ordinario sia per grandezza che per aspetto (…) chi guardava da lontano non riusciva a precisare da quale montagna (si seppe poi in seguito che era il Vesuvio): nessun’altra pianta meglio del pino ne potrebbe riprodurre la figura e la forma. Infatti slanciatasi in su come se si sorreggesse su di un altissimo tronco, si allargava poi in quelli che si potrebbero chiamare dei rami (…) talora era bianchissima, talora sporca e macchiata, a seconda che aveva trascinato con sé terra o cenere (…) la cenere cadeva sempre più calda e più densa, vi cadevano ormai anche pomici e pietre nere, corrose e spezzate dal fuoco. (…) Nel frattempo dal Vesuvio risplendevano in parecchi luoghi delle larghissime strisce di fuoco e degli incendi che emettevano alte vampate, i cui bagliori e la cui luce erano messi in risalto dal buio della notte. (…) sotto l’azione di frequenti ed enormi scosse, i caseggiati traballavano e, come se fossero stati sbarbicati dalle loro fondamenta, lasciavano l’impressione di sbandare ora da una parte ora dell’altra e poi di ritornare in sesto. (…) Altrove era già giorno, là invece era una notte più nera e più fitta di qualsiasi notte, quantunque fosse mitigata da numerose fiaccole e da luci di varia provenienza. Si trovò conveniente di recarsi sulla spiaggia ed osservare da vicino se fosse già possibile tentare il viaggio per mare; ma esso perdurava ancora sconvolto ed intransitabile. Colà, (mio zio) sdraiato su di un panno steso per terra, chiese a due riprese dell’acqua fresca e ne bevve. Poi delle fiamme ed un odore di zolfo che preannunciava le fiamme spingono gli altri in fuga e lo ridestano. Sorreggendosi su due semplici schiavi riuscì a rimettersi in piedi, ma subito stramazzò: da quanto io posso arguire, l’atmosfera troppo pregna di ceneri gli soffocò la respirazione e gli otturò la gola, che era per costituzione malaticcia, gonfia e spesso infiammata. Quando riapparve la luce del sole (era il terzo giorno da quello che aveva visto per ultimo) il suo cadavere fu trovato intatto, illeso e rivestito degli stessi abiti che aveva indossati: la maniera con cui il suo corpo si presentava faceva più pensare ad uno che dormisse che non ad un morto.” (Dalla prima lettera di Plinio il Giovane a Publio Cornelio Tacito)


La riscoperta

Dopo il disastro, con l’antica cittadina coperta da un sudario di cenere vulcanica, Pompei venne dimenticata per secoli. Fu solo nel 1748 che, in seguito alla casuale scoperta dei resti di Ercolano dieci anni prima, una campagna di scavi ordinata dal il Re di Napoli portò infine alla riscoperta di Pompei.
Nonostante siano passati oltre due secoli da allora, gli scavi archeologici proseguono, dato che si stima che solo due terzi dell’antica città siano stati portati alla luce e circa un terzo sia visibile al pubblico.

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Vista degli scavi di Pompei nel 1838 (Hannah Palmer, Street of Tombs, Pompeii, 1838, matita, acquerello e guazzo, Chazen Museum of Art, University of Wisconsin-Madison) ed al giorno d’oggi (foto di Heleen Kwant (CC BY-NC 2.0))

Ma com’era l’antica Pompei e cosa sappiamo  della città? La cittadina si estendeva su circa 66 ettari ed era circondata da una cinta muraria lunga tre chilometri e mezzo dotata di sette porte; si trattava di un centro di medie dimensioni costruito su un poggio affacciato sul Mediterraneo, praticamente a contatto con le propaggini meridionali del Vesuvio; si pensa che il clima in epoca Romana fosse assai più freddo di oggi e studi paleobotanici indicano che Pompei fosse all’epoca circondata da boschi di conifere e latifoglie, frutteti e campi coltivati.

La città era decisamente benestante, per il suo essere sia un centro mercantile che un luogo di svago e riposo, e presentava strade lastricate in basalto e magnifiche costruzioni che comprendevano sei complessi termali, teatri, arene sportive, piscine, templi, locande, un gran numero di negozi e botteghe – tra cui 34 panetterie che producevano persino biscotti per cani – taverne, thermopolia (sorta di antichi fast food), ville private ed imponenti edifici pubblici.

Come per altre città Romane la struttura urbana era basata su una griglia rettangolare con il foro e gli edifici pubblici principali grossomodo al centro, mentre teatri ed arene sportive erano situate più a margine, nei pressi delle mura cittadine.

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Viste del foro di Pompei, foto di Shamefullyso (CC BY 2.0) e di lhourahane (CC BY 2.0).

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Vista del sito archeologico con il Teatro Grande sulla sinistra; foto di Heleen Kwant (CC BY-NC 2.0).

Il sito archeologico oggi

Gli scavi di Pompei sono uno dei siti archeologici più visitati al mondo, con circa tre milioni di ingressi nel 2015. Come già menzionato, il 35 percento della città, circa 500 edifici, è attualmente aperto al pubblico. Ciò che rende gli scavi di Pompei eccezionali non è tanto la loro estensione quanto il fatto che ci permettono di scoprire un esempio unico di città antica, e di leggere la sua struttura urbana, rimasta congelata e intatta nel tempo.
Molti edifici privati conservano parte delle decorazioni originali, come quelle che adornano la Villa dei Misteri, la Casa del Fauno, la Casa di Venere in Conchiglia, la Casa del Frutteto, la Casa dei Vettii, la casa del Poeta Tragico o la Villa di Diomede.
Gli apparati decorativi degli edifici di Pompei comprendono anche un vasto corpus di affreschi convenzionalmente suddiviso in quattro stili, che coprono oltre due secoli di evoluzione artistica, e che ha profondamente ispirato l’arte del XVIII e XIX secolo.

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Casa dei Vettii, foto di Peter Stewart (CC BY-NC 2.0).

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Casa di Venere in Conchiglia, foto di Heleen Kwant (CC BY-NC 2.0).

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Casa degli Scienziati, foto di Pikakoko (CC BY-NC-ND 2.0).

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Villa dei Misteri, foto di Rachel Clarke (CC BY-NC 2.0).

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Dettaglio di un affresco nella Villa dei Misteri di Shakko (CC BY-SA 4.0).

Anche alcuni grandi edifici pubblici sono in condizioni di conservazione eccezionali, tra loro il Foro, la Basilica, il Teatro Piccolo, l’Odeion, la Palestra Grande, e la Palestra dei Sanniti.
Il Teatro Grande da 20.000 posti (celebre tra gli amanti del rock anche per essere stato nel 1972 il set del film-concerto Pink Floyd a Pompei) ospita regolarmente spettacoli ed eventi musicali. Ma l’esperienza forse più sorprendente che riserva il sito archeologico è quella di girovagare senza una meta precisa tra le strade più comuni di un’intera città dell’antichità, ancora fiancheggiate da quelli che un tempo erano laboratori artigiani e negozi pieni di vita.

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Il Teatro Grande di Pompei, foto di Darri e di Gabriele Ravanetti (CC BY 2.0).

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Le Terme del Foro; foto di Pikakoko (CC BY-NC-ND 2.0).

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Una strada di Pompei, foto scruff monkey (CC BY-NC 2.0).

Benché molte delle opere d’arte recuperate in loco siano oggi esposte al Museo Archeologico Nazionale di Napoli e al Museo di Boscoreale, nell’ Antiquarium, il piccolo museo che è parte del sito archeologico, i visitatori possono vedere i famosi calchi in gesso degli abitanti colti nel momento in cui furono uccisi dall’eruzione, oltre a mosaici, affreschi, sculture ed elementi decorativi.

I servizi al pubblico del sito archeologico includono un guardaroba, un bar-ristorante ed un bookshop. Pompei può essere raggiunta da Napoli per auto, bus o treno in circa 50 minuti.

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Uno dei calchi in gesso conservati nell’ Antiquarium di Pompei, foto di Heleen Kwant (CC BY-NC 2.0).

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Foto di skiena (CC BY-NC-ND 2.0).

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Mappa dell’area archeologica di Pompei; fonte: Soprintendenza Pompei (cliccare per la versione ad alta risoluzione)

Immagine di copertina di Mike Knapp (CC BY 2.0).


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