Keeping it Modern restaura 14 capolavori dell’architettura moderna
La Abbey Church a Collegeville, Minnesota, di Marcel Breuer,1961, foto di Paul Crosby
Keeping it Modern 2015: L’iniziativa della Getty Foundation per il restauro di 14 capolavori dell’architettura moderna
I capolavori dell’architettura moderna fanno parte del nostro patrimonio culturale? Se pensate che sia una domanda retorica date un’occhiata a questo elenco, peraltro incompleto:
Larking building (Frank Lloyd Wright), Imperial Hotel (Frank Lloyd Wright), Cyclorama (Richard Neutra), Pavillon de l’Esprit Nouveau (Le Corbusier), Complesso Pruitt-Igoe (Minoru Yamasaki), Michael Reese Hospital Campus (Walter Gropius), Emiciclo alla Fiera di Milano (Pier Luigi Nervi), Casa Micheels (Paul Rudolph), Terminale 3 dell’aeroporto JFK (Tippets-Abbett-McCarthy-Stratton), Terminale 6 dell’aeroporto JFK (I.M. Pei), Scuola elementare Phillis Wheatley (Charles Colbert), Gunner’s Mate School (Bruce Graham), Casa Paschal (James Fitzgibbons)
Quello che accomuna tutti questi edifici è di essere stati demoliti, la metà durante gli ultimi dieci anni. Alcuni sono stati abbattuti per far posto a nuove costruzioni, altri per semplice disinteresse, ed altri ancora perché, bisogna ammetterlo, la conservazione del patrimonio architettonico moderno è oggettivamente difficile. Infatti, non vi è dubbio che ciò che rese rivoluzionario il movimento moderno fu la necessità di sperimentare nuove geometrie architettoniche, esplorare forme diverse di relazione tra uomo ed ambiente costruito, ma anche di introdurre tecnologie costruttive e materiali innovativi che, data la loro natura sperimentale, non sempre sono “invecchiati” bene.
Casa Rietveld Schröder a Utrecht, Paesi Bassi, di Gerrit Rietveld, 1924, foto di Ernst Morritzd
Casa Gropius a Lincoln, Massachusetts, di Walter Gropius, 1938, foto courtesy Historic New England
Inoltre, mentre tecniche e protocolli per la conservazione dell’architettura antica sono ormai ben sviluppati, lo stesso non si può dire al riguardo del patrimonio edilizio moderno. La conservazione ed il restauro di materiali come il calcestruzzo armato e le leghe metalliche è per molti versi ancora ad uno stadio sperimentale, ed i costi conseguenti sono spesso proibitivi.
A tutto questo si unisce una questione di fondo, ovvero cosa dell’architettura moderna meriti di essere conservato e cosa no, perché e’ evidente che non tutta l’architettura del 20° secolo è formata da capolavori e da opere storicamente rilevanti.
Al di là di edifici che, in modo mediato dalla storia delle “arti belle”, sono ritenuti importanti in quanto opera di un autore riconosciuto (anche quando si tratta talora di lavori minori e non sempre rappresentativi); vi è una grande quantità di edifici interessanti progettati da architetti sconosciuti o non ancora riconosciuti.
In genere comunque l’architettura del secolo passato fa fatica ad essere vista come patrimonio storico da preservare, anche quando il suo valore è indiscusso. Si pensi ad esempio che su oltre mille Siti “Patrimonio dell’Umanità”, riconosciuti dall’UNESCO, le opere di architettura moderna sono solo sette (l’Opera House a Sidney, Brasilia, Villa Tugendhat a Brno, la Bauhaus, il campus UNAM a Città del Messico, Casa Rietveld Schröder a Utrecht e la Città universitaria di Caracas).
Strutt House a National Capital Area, Canada, di James Strutt, 1956; foto a sinistra: Strutt e la sua famiglia mentre guardano la televisione, courtesy Fondation STRUTT Foundation Archives; foto a destra di Naquib Hossain
Il Gandhi Bhawan a Chandigarh, India, di Piere Jeanneret, 1961, foto Vanicka Arora, Associate Architect, DRONAH
Gli edifici “Collegi” ad Urbino, di Giancarlo De Carlo, 1962—1982; foto di Giorgio Casali, Milano
Ecco perché l’iniziativa Keep it Modern della Getty Foundation, un fondo internazionale per il restauro del patrimonio architettonico moderno, è da considerarsi importante.
A partire dal 2014, la fondazione di Los Angeles dona una somma per il recupero di alcuni significativi esempi di architettura moderna in tutto il mondo. Nel 2015, la Getty Foundation ha scelto di finanziare il recupero di 14 edifici, con una donazione complessiva di 1.723.000 dollari. L’obiettivo è non solo quello di aiutare a preservare l’eredità del movimento moderno, ma anche di favorire lo sviluppo di nuove figure professionali, oltre che di tecniche e protocolli condivisi, specializzate nella conservazione dell’architettura del 20° secolo.
La Torre Einstein a Potsdam, Germania, di Erich Mendelsohn, 1921, viste esterna ed interna; foto di R. Arlt (sopra) e J. Rendtel (sotto) / Leibniz Institute for Astrophysics Potsdam (AIP)
Het Schip ad Amsterdam, Paesi Bassi, di Michel de Klerk, 1920, foto Amsterdamse School Museum Het Schip/Alice Roegholt
I 14 edifici scelti per il 2015 sono:
– Facoltà di Architettura e Progettazione Urbana a San Paolo, Brasile, di João Batista Vilanova Artigas e Carlos Cascaldi, 1969
– Torre Einstein Tower a Potsdam, Germania, di Erich Mendelsohn, 1921
– Hill House a Helensburgh, Scozia, di Charles Rennie Mackintosh, 1904
– Gandhi Bhawan a Chandigarh, India, di Pierre Jeanneret, 1961
– Abbazia di Saint John’s a Collegeville, Minnesota, di Marcel Breuer, 1961
– Padiglione Arthur Neiva a Rio de Janeiro, Brasile, di Jorge Ferreira, 1942
– Casa Gropius a Lincoln, Massachusetts, di Walter Gropius, 1938
– Casa Rietveld Schröder ad Utrecht, Paesi Bassi, di Gerrit Rietveld, 1924
– Het Schip ad Amsterdam, Paesi Bassi, di Michel de Klerk, 1920
– Casa Strutt a National Capital Area, Canada, di James Strutt, 1956
– Arts Building and Cloister a New Hope, Pennsylvania, di George Nakashima, 1967
– Unity Temple a Oak Park, Illinois, di Frank Lloyd Wright, 1908
– Edificio “Collegi” ad Urbino, Italia, di Giancarlo De Carlo, 1962—1982
– Jewett Arts Center a Wellesley, Massachusetts, di Paul Rudolph, 1958
Per altre informazioni: www.getty.edu/foundation/initiatives/current/keeping_it_modern/index.html
Auditorium allo Unity Temple ad Oak Park, Illinois, di Frank Lloyd Wright, 1908;
Foto courtesy Unity Temple Restoration Foundation
Arts Building and Cloister a New Hope, Pennsylvania, di George Nakashima, 1967; foto César Bargues Ballester
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