Gli antenati: ll Commodore PET 2001 (1977), la star del cinema
Un Commodore PET 2001-8; foto: Rama
La storia del design del computer: il Commodore PET 2001 (1977)
Con ogni probabilità, i due uomini che hanno inventato il computer Commodore PET 2001 – il fondatore della Commodore International, Jack Tramiel, ed il progettista capo dell’azienda, Chuck Peddle – avrebbero in realtà preferito chiamarlo HAL 9000.
Non c’è dubbio, infatti, che molti elementi in questo famoso PC dei tardi anni ’70 siano stati in qualche modo ispirati alla perfida macchina pensante di 2001: Odissea nello Spazio; dal suo evocativo nome di tre lettere, alla scelta per il logo del PET del font Microgramma (lo stesso usato da Kubrick per l’interfaccia grafica di HAL), sino alla decisione di aggiungere il numero 2001, per il resto assolutamente ingiustificato.
In assoluto, il PET mostra come forse nessun altra macchina, l’influenza dell’estetica del cinema sul design di un computer.
Sia il logo del PET che le criptiche terne di lettere mostrate sugli schermi di HAL sono stati realizzati con lo stesso carattere, il Microgramma. Il font – disegnato nei primi anni ’50 dai grafici italiani Aldo Novarese e Alessandro Butti – era assai popolare negli anni Settanta ed ampiamento usato nelle pubblicazioni tecniche (in alto: il logo originale del PET 2001; in basso: una riproduzione della console di HAL 9000 da 2001: Odissea nello Spazio dalla mostra “Stanley Kubrick: The Exhibition” al Design Museum di Londra, 2019)
Il PET 2001 è comunemente considerato il primo home computer integrato (ovvero in un unico contenitore) e, per molti aspetti, il primo personal computer in assoluto ad ottenere un successo commerciale.
La macchina era basata su un processore MOS 6502 (lo stesso che montava l’Apple II) ed equipaggiata con un lettore di cassette come memoria di massa, una tastiera da 53 tasti, un tastierino numerico da 20 ed un monitor a tubo catodico da 9 pollici (prodotto dalla Sony). La RAM base era di soli 4 KB; in breve però la Commodore commercializzò una versione da 8 KB per migliorare le prestazioni del computer.
Tutti gli elementi erano raggruppati all’interno di un unico pesante involucro in lamiera; in totale, il peso del PET raggiungeva gli 11 chili. Come comune a molti computer dell’epoca, il PET veniva fornito, oltre che con un sistema operativo ridotto all’osso, con il linguaggio di programmazione preinstallato in ROM; si trattava di una versione del BASIC prodotta da una piccola azienda di Albuquerque, chiamata Micro-Soft, e sviluppata dal suo giovane cofondatore, William Henry “Bill” Gates.
In una famosa foto scattata nel 1981, i fondatori della Microsoft, l’allora ventiseienne Bill Gates e il ventottenne Paul Allen, posano orgogliosamente davanti ad alcune macchine che utilizzavano il loro software, tra cui un Apple II, un Intertec Superbrain, un Sanyo MBC-550, un Zenith Data Systems Z-19, un TRS-80 I, e, in particolare evidenza, proprio un Commodore PET 2001.
Per il mercato europeo il Commodore PET (che significava Personal Electronic Transactor) era stato rinominato Commodore CBM (Commodore Business Machine) per scansare problemi legali con la Philips, che aveva già registrato il nome PET per il suo nuovo computer Programm-Entwicklungs-Terminal.
Il nome originale del PET non era in realtà un vero acronimo, La Commodore voleva semplicemente usare una sigla di tre lettere (sia come riferimento a Kubrick che come segno di sfida ad IBM) e “pet” (animaletto) sembrava sufficientemente adatto ed amichevole; un significato (abbastanza) ragionevole per quel nome venne inventato solo in seguito.
Non c’è dubbio che la caratteristica distintiva dell’involucro del PET 2001 – disegnato da Chuck Peddle insieme al designer industriale Larry Hittle – stia nella caratteristica forma trapezoidale del suo monitor.
Nonostante il concetto “tutto in uno” del PET, il monitor appare però appare più come una parte separata “saldata” alla robusta base che come un elemento formalmente integrato (in realtà questo era comune a praticamente tutti i computer monoblocco dell’epoca, fino all’avvento del Macintosh).
Foto: Rama
Viste frontale e posteriore di un computer Commodore PET 2001-32; foto Louis Mittelman, Jr. / The Smithsonian.
Va anche detto che, in origine, Commodore voleva dare al PET un involucro più arrotondato realizzato in plastica, ma passò poi ad un contenitore in lamiera metallica, realizzato da un’azienda canadese di arredi per ufficio anch’essa proprietà di Tramiel, allo scopo di ridurre i costi di fabbricazione. Questa mossa avrebbe in seguito causato seri problemi alla Commodore, poichè il lento processo di formatura del case in metallo divenne un collo di bottiglia nella produzione del gran numero di macchine che i clienti cominciarono a chiedere dopo il successo, inaspettatamente rapido, del PET.
Da un punto di vista estetico, il PET era un tipico figlio degli anni ’70, con le stesse forme spigolose di molti altri prodotti industriali del periodo ed il suo contenitore di un bel bianco brillante.
Negli anni Sessanta e Settanta, il bianco era considerato IL colore del futuro, come si vede in vari film di fantascienza sia americani che europei, come THX 1138 (1971) di George Lucas, La Decima Vittima del nostro Elio Petri (1964) e, ovviamente, 2001: Odissea nello Spazio. Lo stesso design dell’involucro del computer ha richiama in modo non superficiale quello del videotelefono futuristico con cui il Dottor Floyd chiama sua figlia dalla stazione orbitante nel film di Kubrick.
L’obbiettivo ambizioso di far entrare monitor, schede elettroniche, memorie di massa ed una tastiera in un unico contenitore, abbastanza piccolo da poter essere posizionato agevolmente su una scrivania da ufficio, causò qualche problema. Ad esempio, non c’era abbastanza spazio per una vera e propria tastiera da computer e la Commodore (che produceva anche calcolatrici elettroniche) la rimpiazzò con una piccola tastiera da calcolatrice in gomma.
Sfortunatamente, questo tipo di tastiera non funzionava molto bene per battere testi di una certa lunghezza perché non dava la sensazione tattile di aver davvero battuto sui tasti, gli utenti dovevano quindi controllare continuamente sul monitor che ogni carattere fosse stato effettivamente inserito (una più efficace tastiera in plastica venne introdotta in seguito). Una caratteristica interessante del case era invece il suo essere costituito da due soli parti, incernierate una all’altra, in modo che si potesse aprire rapidamente ed intuitivamente in modo simile al cofano di un’automobile (era perfino dotato di un’astina di sicurezza).
Il contenitore del PET 2001 aperto mostra chiaramente il suo design in due pezzi, con il sistema di apertura ispirato a quello del cofano di un’automobile. Foto Wolfgang Stief via Flickr.
Questa pubblicità del PET mostra quanto piccolo il computer in effetti sia.
La famigerata tastiera in gomma dei primi modelli di PET (sopra); si noti come il design grafico dei tasti “shift”, “return”, e “space” keys sia simile a quello di questa schermata (di HAL 9000) tratta da 2001: Odissea nello Spazio (in basso)
Grazie al suo prezzo assai competitivo di 600 dollari (2,400 dollari di oggi e circa la metà di quello dei coevi Apple II e Tandy TRS-80), il Commodore PET ebbe un grande successo; ci crediate o meno, nel 1980 la Commodore era il terzo produttore mondiale di personal computer.
Sfortunatamente, sia per il PET che per la Commodore, l’età dell’oro durò poco; in pochi anni, due concorrenti mortali apparvero all’orizzonte: l’IBM PC e l’Apple Macintosh.
Nonostante ciò, dopo il PET, la Commodore fu ancora capace di creare una serie di prodotti di successo nel corso degli anni ’80 – tra cui computer a basso costo come il Vic-20 ed il Commodore 64 e le macchine orientate alla grafica commercializzate sotto il marchio Amiga – che ne prolungarono la vita fino al 1993, quando la compagnia fu infine costretta al fallimento.
Anche per via del prezzo contenuto, il Commodore PET era assai apprezzato da scuole e istituzioni educative, come si vede in questa foto scattata nel 1983 al Museo Americane delle Scienza e dell?Energia a Oak Ridge, in Tenessee; foto Frank Hoffman / Department of Energy Oak Ridge via Wikimedia Commons.
Pagina pubblicitaria della versione a 32KB del PET 2001 (in questo caso machiato CBM)
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