14a Biennale di Architettura | 1°parte

Luogo: Venezia, Italy
La Biennale di Venezia
Fundamentals
14° Biennale di Architettura di Venezia
Curatore: Rem Koolhaas
Testo di Federica Lusiardi, Inexhibit
Foto di Riccardo Bianchini, Inexhibit

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14a Biennale di Architettura di Venezia – Parte 1| Monditalia
di Federica Lusiardi, Inexhibit

Diversamente dalle ultime edizioni, la 14ma biennale di architettura curata da Rem Koolhaas, e intitolata Fundamentals, non è una biennale centrata sull’ architettura contemporanea, nel senso che non è una rassegna di progetti recenti legati da un tema.
Fundamentals è una mostra che individua gli strumenti della storia e della memoria come mezzi per indagare le cause delle contraddizioni, amplificate dalla globalizzazione e dall’affermazione dall’economia di mercato, che hanno determinato l’attuale stato dell’architettura.

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The room of peace. La sala d’ingresso di Monditalia. Sullo sfondo la parete-luminaria.

Per gestire la complessità di questa biennale Koolhaas ha disegnato una Mostra formata da tre componenti fondamentali:
Aabsorbing modernity 1914-2014, nei Padiglioni dei Giardini e all’Arsenale, dove ciascuno dei 66 paesi partecipanti ha interpretato e restituito il ruolo che la modernità ha avuto nella definizione della propria identità storica, sociale ed economica negli ultimi 100 anni; Elements of architecture, nel padiglione centrale dei Giardini, presenta un’ analisi degli elementi di base del linguaggio architettonico: pareti, pavimenti, scale, porte, elementi distributivi sono analizzati in quanto segni di un alfabeto utilizzato dai progettisti in ogni tempo e a tutte le latitudini; Monditalia, all’Arsenale, costruisce un ritratto multimediale e sfaccettato dell’Italia. Mediante il coinvolgimento dei diversi settori della Biennale, la danza, la musica, il teatro il cinema sono stati chiamati a fornire il proprio contributo, ad aggiungere sguardi e linguaggi che concorrono all’interpretazione della realtà italiana.

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Monditalia
E’ improprio definire Monditalia semplicemente una mostra; si tratta in realtà di un grande palcoscenico che si estende lungo le corderie dell’Arsenale, sul quale i  contributi elaborati dai diversi settori della Biennale, danza, cinema, musica, si susseguono accanto ai case study più strettamente architettonici, per formare un ritratto spesso spietato e sicuramente suggestivo del paese ospitante. Come l’ha definita Rem Koolhas Monditalia è una scansione dell’Italia, in questa mostra assunta come paese paradigmatico dell’attuale situazione di crisi, economica, politica e sociale, ma emblematica anche per la presenza di potenzialità creative essenziali per il suo superamento.

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In primo piano un fotogramma del film Respiro, (2002) di Emanuele Crialese associato a Post Frontier; un’indagine sul confine meridionale europeo.

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Il filo che lega l’allestimento, e che forma la cornice all’interno della quale si sviluppano i contributi di Monditalia. è una riproduzione, estesa lungo i 316 metri delle corderie, della Tabula Peutingeriana, una mappa risalente al V secolo.
Il percorso espositivo si sviluppa così dal sud al nord della penisola, da Lampedusa alle Alpi, scandito dalle proiezioni di 82 film, da 7 stage di danza, e da 41 “casi di studio” sviluppati in collaborazione con giovani ricercatori e progettisti. L’esito è un racconto della penisola ricco e multiforme perchè generato da piani di indagine diversi.
La storia del paese narrata dalla sequenza dei film italiani è un piano interpretativo che si affianca a quello sorprendente della danza, che attinge alla memoria come stimolo per la costruzione dei gesti poetici. Anche i contributi dei progettisti e dei ricercatori indagano aspetti diversi che hanno avuto conseguenze importanti nella costruzione della realtà italiana attuale. Eventi storici e trasformazioni del tessuto economico e produttivo hanno lasciato riflessi indelebili sulla società contemporanea, eventi naturali catastrofici o grandi progetti pubblici sono stati segnati irrimediabilmente dallo spreco e dal malgoverno. A questi aspetti si affianca la testimonianza tangibile della capacità creativa di molte realtà che hanno formato la ricchezza culturale del recente passato e del presente.

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La grande riproduzione della Tabula Peutingeriana corre lungo lo spazio delle corderie.
In primo piano Italian ghosts riflette sul periodo colonialista Italiano e sull’architettura utilizzata come strumento di legittimazione del potere.

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Theatres of democracy. La sala plenaria semicircolare è ancora oggi la tipologia in uso per i luoghi di discussione e confronto politico. Il modello del teatro greco, in questo caso è quello si Siracusa , è rimasto  inalterato nei secoli. Le immagini delle sale dei parlamenti sono visibili da piccoli spioncini allineati lungo una parete bianca.

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Legible Pompei / Souvenirs pile. Inglobati all’interno di mattoni translucidi in resina, i materiali provenienti degli scavi di Pompei: terra, argilla, frammenti di travertino, possono essere prelevati dai visitatori come souvenirs. Un’installazione sul turismo culturale in Italia e un modo per riflettere sulle sue contraddizioni.

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Radical pedagogies:action, reaction, interaction.
Sulla parete sono esposti appunti, immagini e testi a testimonianza degli esperimenti pedagogici che negli anni 60 e 70, attraverso la critica e la messa in discussione delle basi della pratica architettonica hanno contribuito a ridefinirla.

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Immagini di “Architecture of fulfilment. A night with a logistic worker”. L’installazione presenta l’immaginaria giornata di una lavoratrice di una multinazionale della logistica e riflette sulla “architettura senza uomini” del magazzino visto come spazio di nuove relazioni e rivendicazioni.

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Un’installazione dedicata all’alluvione di Firenze del 1966 

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Z! Zingonia mon amour. Il caso della città ideale progettata 50 anni fa da Renzo Zingone con l’architetto Franco Negri e la fragilità della sua esistenza a fronte delle trasformazioni sociali, politiche  legislative.


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Arsenale di venezia Cordioli

Gli spazi dell’ Arsenale che ospitano le mostre della biennale di Venezia sono stati ricavati nelle strutture dismesse della darsena militare del 13 °secolo.


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