‘Faust’ di Anne Imhof | La Germania alla Biennale d’Arte di Venezia 2017
La Biennale di Venezia
Padiglione della Germania
57° Biennale d'Arte di Venezia - 2017
“Faust” di Anne Imhof | Padiglione tedesco, foto © Inexhibit, 2017
“Faust” di Anne Imhof | Il Padiglione della Germania alla 57° Biennale d’Arte di Venezia
Vincitore del Leone d’oro per la migliore Partecipazione Nazionale alla 57° Biennale d’Arte di Venezia, il Padiglione della Germania è stato affidato all’artista Anne Imhof che ha concepito la sua opera espressamente per questa Biennale.
“Faust” è una messa in scena di oltre cinque ore che si svolge all’interno di uno spazio allestito per i sette mesi della Biennale.
L’opera coinvolge pesantemente l’architettura del padiglione già dall’esterno; le gabbie con i cani, le pesanti lastre di cristallo antisfondamento che chiudono il pronao neoclassico lasciando solo un affaccio verso la sala principale, lo spostamento dell’ingresso per i visitatori sul lato del padiglione, e infine, le inquietanti presenze umane che scorgiamo lontane, sedute sul tetto preannunciano un’opera totale nella quale si sovrappongono piani formali e figurativi, dall’installazione alla musica, dalla pittura alla performance dal vivo.
“Faust” di Anne Imhof | Padiglione della Germania, foto © Inexhibit, 2017
Quella che Anne Imhof mette in scena nel (e con) lo spazio del padiglione è l’interpretazione di una realtà dura e alienante, nella quale l’individuo è costretto da delimitazioni fisiche, sociali, politiche, economiche e tecnologiche.
Gli elementi installativi utilizzati, in particolare il cristallo e l’acciaio, rimandano inevitabilmente alla durezza dei luoghi in cui oggi si gestiscono il potere e il denaro; e proprio al cristallo è affidata la principale delle modifiche apportate all’architettura del padiglione, ovvero l’inserimento di una piattaforma trasparente, sollevata di un metro dal pavimento, che modifica il rapporto fra lo spazio e la presenza umana.
“Faust” di Anne Imhof | Padiglione della Germania, foto © Inexhibit, 2017
Sotto le lastre di vetro si scorgono presenze umane, e poi un armamentario costituito da strumenti di costrizione, giacigli, flaconi di liquidi e sostanze medicinali.
Sopra la piattaforma trasparente il pubblico si muove osservando i performers che si mettono in scena: gli sguardi fissi, catatonici, vuoti, stanno, mostrandosi senza mai entrare in vera comunicazione con il pubblico, ma consapevoli della loro immagine.
Afferma Susanne Pfeffer, curatrice del padiglione: “…Così questi corpi ammaestrati e fragili sembrano un materiale permeato da strutture di potere invisibili. Sono soggetti in lotta perenne con la propria oggettivazione. Ai bio-tecno-corpi è inerente la comunicazione mediale. I performer sono consapevoli che i loro gesti non sono fini a se stessi, ma che esistono soltanto nella loro medialità. Sembrano permanentemente trasformarsi in immagini consumabili; vogliono diventare immagine, merce digitale. In un’epoca fortemente caratterizzata dalla medialità, le immagini non solo ritraggono la nostra realtà, ma la creano.”
“Faust” di Anne Imhof | Padiglione della Germania, foto © Inexhibit, 2017
Eliza Douglas e Franziska Aigner in Anne Imhof, Faust, 2017 Padiglione della Germania , 57° Mostra d’Arte Internazionale – La Biennale di Venezia © Foto: Nadine Fraczkowski Courtesy: Padiglione della Germania 2017, l’artista.
Eliza Douglas in Anne Imhof, Faust, 2017.Padiglione della Germania, 57° Mostra d’Arte Internazionale – La Biennale di Venezia © Foto: Nadine Fraczkowski Courtesy: Padiglione della Germania 2017, l’artista.
Billy Bultheel e Franziska Aigner in Anne Imhof, Faust, 2017. Padiglione della Germania, 57° Mostra d’Arte Internazionale – La Biennale di Venezia © foto: Nadine Fraczkowski Courtesy: Padiglione della Germania 2017, l’artista
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