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Amsterdam | ‘Dream Out Loud’, il design che sogna allo Stedelijk Museum

  • “Dream Out Loud. Designing for Tomorrow’s Demands” allo Stedelijk Museum di Amsterdam

    Lo Stedelijk Museum di Amsterdam organizza ogni due anni un sondaggio con l’obiettivo di mettere in luce lo stato dell’arte di una particolare disciplina artistica.
    Per quest’ultima edizione – i cui risultati sono visibili nella mostra DREAM OUT LOUD. DESIGNING FOR TOMORROW’S DEMANDS, ovvero Sognare ad alta voce. Progettare per il domani – il museo olandese si è concentrato sul design contemporaneo e ha pubblicato un invito, aperto ad artisti e designer che vivono e lavorano nei Paesi Bassi, a presentare le loro proposte. Circa 400 progettisti hanno risposto, presentando un totale di 750 progetti. Una giuria ha selezionato 26 partecipanti il cui lavoro è presente in mostra.

    We Make Carpets, Stirrer Carpet and Umbrella Carpet, dettaglio. Foto: Room on the Roof.
    Questi inconsueti tappeti sono realizzati da We Make Carpets attraverso l’assemblaggio minuzioso di centinaia di oggetti “banali” della produzione di massa.

    Ma cosa emerge dal lavoro degli autori che sono stati selezionati per la mostra? Dall’insieme dei progetti esposti si delineano alcune direttrici di ricerca accomunate dalla necessità di andare oltre la realizzazione del bell’oggetto da sommare ai milioni di oggetti prodotti ogni giorno, e dal bisogno di tornare a riflettere, attraverso il progetto, sulla società in cui viviamo e sui nostri comportamenti di fruitori e consumatori.
    Gli approcci sono tra loro molto diversi: c’è il lavoro del designer che realizza oggetti quotidiani con ironia e poesia, quasi una missione da contrapporre al cinismo del mercato e alla banalità dei prodotti; c’è chi indaga provocatoriamente su argomenti apparentemente lontani da ciò che vorrebbe l’idea stereotipata del designer, come l’alimentazione e il nostro rapporto con il cibo; ci sono progetti che nascono dal desiderio di far interagire le persone, in contrapposizione a tendenze in atto da tempo che inducono all’isolamento e all’individualismo più sfrenato.
    Altri designers prendono la questione del riciclo tanto a cuore da accumulare quantità di oggetti da re-immaginare, realizzano pezzi di gioielleria da vecchi caschi di sicurezza oppure producono sedie il cui materiale è ricavato dalla fusione di vecchi CD.

    Next Nature Network, Knitted Meat. Non riesci proprio a rinunciare alla carne? Puoi realizzarla con la lana.

    Agatha Haines. Il suo design si focalizza sul corpo umano. In che modo le persone reagirebbero alla possibilità che il nostro corpo fosse come un altro materiale di uso quotidiano e fin dove possiamo spingere i nostri corpi malleabili per essere accettati dalla società?

    Floor Nijdeken, Crossover Collective. Foto: Louise te Poele
    Floor Nijdeken si focalizza su progetti che favoriscono la socializzazione e il passaggio delle conoscienze come antidoto all’isolamento indotto dalla nostra società.

    Quasi senza sforzo un nuovo linguaggio sta cominciando ad emergere, ed è la risposta di una nuova generazione di designer olandesi intenzionati a lavorare su ciò che già esiste piuttosto che aggiungere cose alla massa di oggetti “di lusso”. Anche se questo ‘design sociale’, o concettuale, non può generare sempre applicazioni immediatamente utilizzabili, ci induce a pensare che il design, tutto sommato, può fare la differenza nell’immaginare un futuro più consapevole.

    Participanti in Dream Out Loud:
    Agatha Haines
    Bart Hess
    Benedikt Fischer
    Boyan Slat
    Claire Verkoyen
    Dirk van der Kooij
    Elisa van Joolen
    Fairphone (Bas van Abel)
    Floor Nijdeken
    Formafantasma (Andrea Trimarchi e Simone Farresin)
    Helmut Smits
    Hella Jongerius / KLM
    Jesse Howard
    Marjan van Aubel
    Marleen Kaptein / NLR / LABEL/BREED
    Metahaven (Vinca Kruk e Daniel van der Velden)
    Next Nature Network (Koert van Mensvoort e Hendrik-Jan Grievink)
    Olivier van Herpt
    Patrick Kruithof
    Pavèl van Houten
    Pieke Bergmans
    Pieter Stoutjesdijk
    Studio Drift (Lonneke Gordijn e Ralph Nauta)
    Studio Roosegaarde (Daan Roosegaarde)
    Studio Stallinga (Henk Stallinga)
    We Make Carpets (Marcia Nolte, Stijn van der Vleuten e Bob Waardenburg)

    Formafantasma (Andrea Trimarchi, Simone Farresin), Botanica.
    Commissionato da: Plart Foundation. Foto: Luisa Zanzani.

    Con il progetto Botanica lo Studio Formafantasma ha indagato il periodo pre-Bakelite, scoprendo textures inaspettate e tecniche possibili offerte dai polimeri naturali estratti dalle piante o derivati di origine animale. I designers hanno realizzato una ricerca sui materiali scoperti e usati nel 18° e 19° secolo: resina Rosin, resina Damar, resina Copale (stato sub fossile dell’Ambra), gomma naturale, Shellac (un polimero estratto dagli escrementi degli insetti e Bois Durci (materiale composto da polvere di legno e sangue animale)

    Elisa van Joolen, Sweatshirt-Pants, One-to-One, 2016. Foto: Uta Eisenreich.
    Elisa van Joolen lavora sulla trasformazione di indumenti usati in pattern che vengono stampati sui tessuti per produrre abiti. L’obiettivo della sua ricerca è investigare sul significato sociale dei brands e sul valore del prodotto.

    Pieke Bergmans, Phenomeneon Cloud, 2016. Foto Mirjam Bleeker 

    Marjan van Aubel, Current Table. Foto: Mathijs Labadie

    Componenti della giuria selezionatrice:
    Bas van Beek (designer e docente)
    Corinna Gardner (curatrice, Victoria & Albert Museum, Londra)
    Caroline Prisse (artista, curatrice  e direttrice di Van Tetterode Glass Studio)
    Chris Reinewald (giornalista)
    Lennart Booij (curatore del settore arti applicate dello Stedelijk Museum Amsterdam, presidente della giuria e curatore della mostra).

    Helmut Smits, The Real Thing 2014. Installazione. Macchina che distilla la Coca-Cola e la trasforma in acqua naturale. In collaborazione con Synthetic Organic Chemistry Group, University of Amsterdam e TU/e. Foto di Ronald Smits.

    Pieter Stoutjesdijk (TheNewMakers), Riparo per la popolazione di Haiti, 2013/2016. Foto: Pieter Stoutjesdijk 

    Studio Dirk Vander Kooij, NotOnlyHollow CHAIR, 2014, Courtesy of Gallery Chamber. Foto: Loek Blonk. Un robot sviluppato in casa scioglie la plastica in tubi con cui è poi stata formata la sedia, con un processo simile alla stampa 3D. 

    Tutte le foto courtesy of Stedelijk Museum Amsterdam

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