Sfere, globi e baccelloni: lo Space Age Design degli anni Sessanta
Una copia del satellite artificiale Sputnik 1, 1957; immagine del National Air and Space Museum, Washington D.C.
Sfere, globi e baccelloni: lo Space Age Design degli anni Sessanta
Quindici design sferici e iconici dell’Era Spaziale
Il periodo compreso tra i primi anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta del Novecento è stato caratterizzato dalla visione di un futuro idealizzato nel quale ci avrebbe portati il progresso tecnologico. Citando Star Trek: “là, dove nessun uomo è mai giunto prima”.
Quell’atteggiamento colmo di speranze nasceva da un impressionante sequenza di conquiste scientifiche e tecnologiche nei campi nell’esplorazione spaziale, nell’ingegneria, nella scienza dei materiali, in fisica e nella medicina. In una manciata di anni queste conquiste avevano cambiato radicalmente le abitudini e la vita quotidiana delle persone, illudendoci che le possibilità della specie umana fossero illimitate.
I designer tradussero quell’atmosfera fiduciosa nel futuro in oggetti caratterizzati da forme iconiche, una preferenza per i materiali sintetici – i soli in grado di rendere concrete quelle forme – e un look futuristico; in breve, tutti i caratteri distintivi di quello che oggi chiamiamo “Space-Age Design”, il design dell’era spaziale.
Forse influenzati dalla forma dello Sputnik I, o dalla rappresentazione popolare di pianeti e particelle atomiche come sfere lisce e luccicanti, i designer del tempo avevano chiaramente una solida preferenza, una vera e propria passione si potrebbe dire, per forme globulari, palle e bolle. In effetti, oggetti d’arredo ed elettrodomestici sferici erano onnipresenti negli anni Sessanta e, benché il fenomeno sia durato solo una manciata di anni, quei prodotti hanno caratterizzato indelebilmente l’estetica e l’immaginario collettivo del periodo.
La lampada a sospensione “Moon” disegnata dal danese Verner Panton per Louis Poulsen nel 1960; metallo laccato; immagine 1stdibs.com
Verner Panton con la lampada Moon; immagine Verner Panton Design AG, Basilea.
Gino Sarfatti, lampada da tavolo “568” per Arteluce, 1962; alluminio lucidato; immagine Cambi Casa d’Aste.
La lampada da tavolo “Jucker” progettata da Tobia Scarpa per Flos nel 1963; metallo verniciato; immagine Palainco.
La Ball Chair del finlandese Eero Arnio, 1963; fibra di vetro e alluminio; immagine aarnoriginals.com
Eero Arnio, Ball Chair, sezione trasversale; immagine per gentile concessione del Design Museum di Helsinki.
Un fotogramma tratto dal film “Il cervello da un miliardo di dollari” diretto da Ken Russell nel 1967.
Eero Aarnio, Bubble Chairs, Adelta, 1968; plexiglas e acciaio.
Vico Magistretti, lampada da tavolo Eclisse per Artemide, 1965; metallo verniciato.
Giovanni Luigi Gorgoni, lampada da tavolo Buonanotte per Stilnovo, 1965; metallo verniciato.
Una lampada a sospensione a forma di globo prodotta negli anni Sessanta dall’azienda italiana Stilnovo; immagine 1stdibs.com.
La Panapet 70, anche nota come Modello R-70S, era una radio AM sferica prodotta a partire dal 1970 dall’azienda giapponese Panasonic per celebrare l’Esposizione Universale di Osaka dello stesso anno; immagine Deutsches Kunstoff Museum.
Anche conosciuto come Modello 3240, il Videosphere era un televisore a forma di casco spaziale – realizzato in plastica, vetro e metallo – prodotto dal 1970 sino ai primi anno Ottanta dell’azienda giapponese JVC; immagine RISD Museum.
Una vecchia pubblicità americana del JVC Videosphere.
Soprannominato “Spaceball”, il Weltron 2001 era uno stereo portatile prodotto dalla ditta americana Welton a partire dal 1970; immagine VNTG.com
Lo stereo con giradischi Electrohome Apollo 860 dell’azienda britannica BSR (Birmingham Sound Reproducers con i suoi diffusori sferici, 1970; immagine lofty.com.
Un impianto stereofonico Rosita Vision 2000 (1971), disegnato dal tedesco Thilo Oerke, con due altoparlanti Grundig Audiorama 7000 HIFI (1970); immagine stdibs.com.
I Grundig Audiorama 7000 HIFI potevano essere sia montati su un piedistallo che appesi al soffito per mezzo di una catena.
Il PonPon (noto in gran Bretagna come “Space Hopper” e negli Stati Uniti come “Hoppity Hop”), popolare gioco per bambini costituito da una grande palla di gomma, venne inventato nel 1968 dall’azienda italiana Ledragomma di Osoppo, in provincia di Udine.
Due bambini vestiti da astronauti con i loro PonPon in una foto degli anni Settanta scattata a Glasgow; immagine Brainpickings.com.
Una pubblicità dello “Hoppity Hop” (talvolta anche “Hippity Hop”), la versione americana del nostro PonPon.
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