4 musei e una parete urbana: i giardini verticali di Patric Blanc
Quattro musei e un'installazione urbana.
Blanc nel suo ufficio; sulla parete di fondo il giardino verticale di 30 anni.
I giardini verticali di Patrick Blanc
Introduzione
Nel 2005, con il completamento del Musée du Quai Branly a Parigi, termini come “giardino verticale” e “pareti viventi”, fino ad allora usati solo da botanici e paesaggisti, sono entrati improvvisamente a far parte del vocabolario comune. Il motivo è sicuramente da ricercare nelle magnifiche facciate realizzate dal botanico francese Patrick Blanc.
Patrick Blanc (nato a Parigi nel 1953) è da tutti considerato un grande artista, un designer e l’inventore della parete verde moderna; eppure, Blanc è prima di tutto uno scienziato, un ricercatore e uno sperimentatore della natura. Dopo la laurea e il dottorato di ricerca in Scienze Naturali nel 1979, Blanc ha iniziato a lavorare presso il Centre National de la Recherche Scientifique come ricercatore specializzato in piante tropicali, partecipando anche a spedizioni scientifiche. La sua conoscenza enciclopedica delle piante è proverbiale e, nel 2011, Blanc ha scoperto nelle Filippine una nuova specie di Begonia che ha preso il suo nome.
Tuttavia, il nome di Blanc è comunemente associato alla progettazione di giardini verticali – noti anche come pareti verdi o muri viventi – riconosciuto pioniere e come uno dei professionisti più creativi in questo particolare campo della progettazione del paesaggio.
una foto di Patrick Blanc a 12 anni in un giardino tropicale di Lisbona, 1965; photo courtesy Patrick Blanc.
Il sistema di verde verticale di Patrick Blanc
Blanc ha inventato la sua personale versione di “giardino verticale” quando era ancora un adolescente, con l’obiettivo di fornire un sistema di filtraggio biologico dell’acqua per la il suo amato acquario. Nel 1988 ha brevettato una versione professionale di quel progetto embrionale.
Il suo primo progetto di giardino verticale è stato completato nel 1985 alla Cité de Sciences et de l’Industrie di Parigi, ma la sua idea non riscosse all’epoca molto interesse; solo a metà degli anni ’90 il concetto di verde verticale è diventato argomento di discussione tra i professionisti, e solo nei primi anni del 2000 si è diffuso per raggiungere un pubblico più ampio.
L’idea originale di Blanc era di “far tornare la natura nelle città”, e per farlo ha preso ispirazione dalle foreste pluviali tropicali e dagli ambienti di alta quota, dove molte piante crescono senza, o con una minima quantità di terreno a disposizione.
Installazione alla Cité des Sciences et de l’Industrie, Parigi, 1988; image courtesy Patrick Blanc.
Una paret verde di Blanc per l’acquario di Genova di Renzo Piano,1998
Il sistema per parete vegetale, che può essere installato sia in interni che in esterni, è formata da un telaio metallico fissato al muro, da uno strato di PVC da 10mm di spessore che fornisce rigidità e di impermeabilizzazione, da un sottile strato di feltro in poliammide che convoglia l’acqua alle radici delle piante per capillarità e sul quale le radici crescono, e ovviamente dalle piante.
L’ acqua è fornita dall’alto, da un sistema di irrigazione che costituisce una parte essenziale della parete verde, e che tuttavia è semplice come un tubo di plastica costellato da piccoli fori da 2 mm di diametro. ogni 10 cm, accoppiato ad un timer.
Secondo Blanc, un giardino verticale usa l’acqua in modo più efficiente di uno tradizionale , ovvero orizzontale, perché c’è meno percolazione nel suolo e di conseguenza una maggiore percentuale di acqua è disponibile per la vegetazione.
Giardini verticali realizzati in questo modo non sono molto più costosi di un sistema di facciata tradizionale, si stima circa un 15% in più, e forniscono sia l’isolamento termico in inverno che il raffrescamento naturale in estate; tuttavia, i costi di manutenzione sono piuttosto elevati, dal momento che in genere sono necessari di lavori di manutenzione tre volte l’anno ed alcuni componenti, come il feltro, dovrebbero essere periodicamente sostituiti, soprattutto quando sono installati all’aperto.
Progetti
Presentiamo cinque progetti di Blanc, quattro impianti per musei in tre diversi continenti, e un’opera creata nel 2013 in occasione della Settimana del Design di Parigi, tutti esemplari per capacità progettuale e per il rapporto creativo che instaurano con l’architettura e con il contesto urbano.
Museo delle arti del 21° secolo Kanazawa – Installazione Green Bridge
(Architetto: SANAA – Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa)
Nel 2004, il museo delle arti del 21° secolo di Kanazawa, in Giappone, ha commissionato a Blanc un’opera di grandi dimensioni da includere nella collezione permanente del museo.
L’installazione, di circa 12 metri di lunghezza, intitolata Ponte Verde, racchiude un corridoio vetrato con un’ insieme rigoglioso di piante di circa 100 specie diverse, tra cui lespedeza, iris, giglio, ortensia, spatifillo e girasole. Riprendendo un un concetto tipico dei giardini giapponesi, le specie scelte da Blanc, e la loro disposizione, sono stati concepiti per cambiare, attraverso la fioritura, nelle quattro stagioni. La vegetazione, differente su lati opposti dell’ installazione, risponde a diverse condizioni climatiche e diversi livelli di irraggiamento.
L’installazione permanente “Green Bridge” al Kanazawa museum; foto (dall’alto in basso) di Nhayashida (CC BY 2.0) e Kentaro Ohno (CC BY 2.0).
Installazione “Green Bridge”; particolare.
Musée du Quai Branly a Parigi (2005),
(architetto Jean Nouvel )
Come anticipato, la facciata verde del museo Quai Branly è stato il lavoro che ha portato Blanc alla fama internazionale. Progettato dall’architetto francese Jean Nouvel, il museo comprende una serie straordinaria di impianti verdi, tra cui un giardino di quasi 18.000 metri quadrati progettato da Gilles Clément e le pareti vegetali progettate da Blanc, fra cui la grande facciata verde esterna del museo. Su una superficie di 800 metri quadrati, la facciata sfrutta la flessibilità intrinseca del sistema “Mur Vegétal” di Blanc per adattarsi all’architettura “come un piede in una scarpa”. Il muro vivente ospita circa 150.000 piante di 150 specie diverse – per lo più provenienti da Europa, Nord America, Cina, Giappone, Cile e Sud Africa – per raggiungere un elevato livello di biodiversità. Blanc ha evitato di utilizzare piante tropicali che sono inadatti per una facciata esposta a nord nel clima di Parigi . Blanc ha anche installato una serie di muri vegetali all’interno, negli uffici del museo.
La facciata verde del museo Quai Branly, foto courtesy Patrick Blanc
La facciata verde del museo Quai Branly, dettagli; foto Inexhibit
museo Quai Branly. Una delle pareti verdi installate negli uffici.
Caixa Forum Madrid – giardino verticale (2008)
(Architetti: Herzog & de Meuron)
La parete verde del Caixaforum di Madrid è probabilmente uno dei progetti più noti di Patrick Blanc. Formato da circa 15.000 piante di 250 specie, il giardino verticale di 600 metri quadrati è stato concepito per portare sollievo nel clima caldo estivo di Madrid. Pertanto, le piante sono state selezionate accuratamente per adattarsi alle particolari condizioni climatiche della città, situata 670 metri sopra il livello del mare.
Le specie utilizzate includono, fra le altre: Arenaria montana, Bergenia cordifolia, Campanula takesimana, Cedrus deodara, Cerastium tomentosum, Cistus purpureus, Cornus sanguinea, Dianthus deltoids, Garrya elliptica, Kerria japonica, Lonicera nitida, Lonicera pileata, Pilosella aurantiaca, Sedum alpestre, Taxus baccata, Yucca filamentosa, Begonias, Fuchsias, Geraniums, Hydrangeas e Mahonias.
Il giardino verticale di Caixaforum Madrid, foto courtesy of Patrick Blanc.
Caixaforum Madrid, dettagli; foto di LRTRRG, Tamara Polajnar e Alberto Romero
L’Oasis d’Aboukir
realizzata in occasione della Paris Design Week 2013
Blanc ha realizzato questa installazione per trasformare la facciata anonima di un edificio del secondo arrondissement di Parigi “in uno spazio verde fiammeggiante”.
Il progetto è una dimostrazione della convinzione che la natura può migliorare notevolmente la qualità dello spazio urbano. L’Oasis d’Aboukir (il nome dell’opera deriva dal Rue d’Aboukir in cui è installata) si avvale di 237 specie di piante disposte in diagonale per ottenere un effetto di dinamismo e movimento. Questo progetto illustra perfettamente lo sviluppo concettuale delle opere di Blanc; da una griglia geometrica preliminare a uno schema preciso dove ogni pianta scelta è accuratamente posizionata nella sua area specifica.
L’Oasis d’ Aboukir, viste della facciata prima e dopo l’installazione di Blanc. Foto di Yann Monel, courtesy of Patrick Blanc
L’Oasis d’ Aboukir, disegni di progetto.
L’ Oasis d’Aboukir; foto di Yann Monel
PAMM – Pérez Art Museum a Miami (2013)
(architetti: Herzog & de Meuron)
Per il Museo d’arte Pérez, Blanc è stato chiamato da Herzog & de Meuron per concepire un giardino verticale tridimensionale piuttosto che bidimensionale.
La soluzione è stata la creazione di una serie di “colonne”, alcune appese e alcune autoportanti, formate da tubi di acciaio avvolti da uno strato di feltro a formare di centinaia di piccole tasche.
Le piante, come al solito, crescono sullo strato di feltro, ma Blanc ha dovuto selezionare con particolare cura le specie, poiché una metà della colonna è esposta alla luce solare, a forti venti ed alla salsedine, mentre l’altra metà è sempre in ombra.
Egli ha quindi installato diverse specie (80 in totale) facendo uso sia di piante tropicali che di essenze locali. L’irrigazione è assicurata dallo sfruttamento l’acqua piovana raccolta dal grande tetto piatto dell’edificio.
PAMM Pérez Art Museum Miami, foto di Maciek Lulko (CC BY-NC 2.0).
Foto di Philip Pessar (CC BY 2.0).
PAMM Pérez Art Museum Miami; foto di Knight Foundation (CC BY-SA 2.0).
PAMM Pérez Art Museum Miami; foto © Iwan Baan, courtesy of Herzog & de Meuron
PAMM Pérez Art Museum Miami; modello dell’installazione, foto courtesy Patrick Blanc
PAMM Pérez Art Museum Miami; facciata est, rendering
PAMM Pérez Art Museum Miami; i tutori cilindrici prima e dopo l’installazione delle piante, foto courtesy Patrick Blanc.
PAMM Pérez Art Museum Miami; foto di World Red Eye
copyright Inexhibit 2023 - ISSN: 2283-5474